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Tamponi a Piacenza: i conti non tornano e cosa ci aspetta in futuro?

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Tamponi: il direttore generale della Ausl di Piacenza, ingegner Luca Baldino, ha organizzato una conferenza stampa il 4 settembre su “La situazione epidemiologica al 30 agosto” a partire dal 1° giugno. Nelle slide distribuite compaiono finalmente i dati sui tamponi fatti nelle settimane del periodo considerato.

Nulla è detto sulla capacità di effettuare tamponi nel caso di una seconda ondata epidemica. Sul periodo 21 febbraio al 30 maggio, periodo cruciale del Covid, rimangono ancora domande aperte. La comunicazione della dirigenza della Ausl di Piacenza è sempre stata limitata. Generici e parziali comunicati, poche e selezionate interviste in cui le domande cruciali, ad esempio, numero dei tamponi fatti, erano sottintese, molti interventi di giornalisti/e che riferivano notizie filtrate/apprese (ad esempio, “la media di 5000 tamponi settimanali”) e voci in cui si parla di immunità di gregge ormai raggiunta a Piacenza.

Perché il numero dei tamponi è importante?

Fare test, cioè tamponi, è fondamentale non solo per individuare i contagiati, ma per scoprire gli asintomatici. L’uso dei tamponi effettuati su campioni opportunamente selezionati serve sia a limitare il numero di decessi sia ad evitare il sovraffollamento degli ospedali e più in generale ad arginare la diffusione del virus: questo è il modello Veneto.

Nei mesi precedenti la predetta conferenza stampa si è chiesto il numero dei tamponi giornalieri effettuati da inizio pandemia alla Ausl locale, alla Direzione generale della Sanità della Regione Emilia-Romagna, alla Protezione Civile, al Ministero della Sanità ed infine all’Istituto Superiore di Sanità: tutti hanno sollevato problemi spesso insormontabili alla diffusione dei dati provinciali.

Come mai questo silenzio?

In fondo il Commissario ad acta, il dottor Sergio Venturi, e l’Assessore alle politiche per la salute, Raffaele Donini, hanno varie volte esternato in tal senso.
Ad esempio il 27 aprile, il dottor Venturi ha affermato: “I tamponi passano da 300 al giorno agli attuali 1000, in particolare oggi sono repertati 1031. Piacenza fa il 20% di tutti i tamponi della Regione pur essendo il 7% di popolazione”.

Altri 10 decessi il 28 aprile. Il dottor Venturi: “92 contagi a Piacenza, ma su 1300 tamponi, ma devo dire che ieri abbiamo fatto 1300 test in quel territorio, la metà con il metodo del Drive-through. Record di tamponi eseguiti in Regione, oltre settemila. Quando si fanno più tamponi, si trovano più positivi”.

Questi i punti cardine del documento presentato nel pomeriggio dell’11 maggio in videoconferenza stampa dall’Assessore Raffaele Donini: “Partiamo da un punto fermo. Il tampone naso-faringeo è il solo e unico strumento che assicura la diagnosi; ad oggi in Emilia-Romagna ne garantiamo una media di 5.000 al giorno, puntiamo a 10.000 entro fine maggio e, in autunno, a 15-20.000”.

I nostri numeri

Perché la dirigenza dell’Ausl di Piacenza diffonde solo ora i dati parziali dal 1° giugno? E non quelli da inizio pandemia? Per provare a rispondere abbiamo raccolto i dati disponibili attraverso gli articoli del dottor Nicolò Premoli su PiacenzaOnline, testimonianze, interviste dei tamponi fatti in provincia di Piacenza dal 21 febbraio in poi.

Cosa dicono i dati? Dal 21 febbraio al 16 maggio sono stati fatti 33.373 tamponi, cioè in media 388 giornalieri. L’8 maggio l’ingegner Baldino dichiarava che la capacità di fare tamponi “è passata dai 2000 ai 6000 a settimana”. La dichiarazione quindi è una sottostima dei dati precedenti?

I dati del 4 settembre

Nel periodo dal 1° giugno al 30 agosto i tamponi sono stati effettuati in numero molto variabile. In media nei tre mesi i tamponi giornalieri sono stati circa 578. Quindi poco più di 4000 tamponi alla settimana, ben lontani dai 6000 più sopra annunciati.

Il dubbio che sorge è che i dati giornalieri a partire dall’inizio della pandemia non vengano diffusi perché i tamponi effettuati erano troppo pochi e soprattutto perché l’Ausl non sia stata e non sia in grado di farne una quantità sufficiente.

C’è un numero ottimale di tamponi giornalieri?

La risposta non è facile, né univoca. La Fondazione GIMBE suggerisce in modo meccanico una soglia minima di 250 tamponi giornalieri per 100.000 abitanti; gli studi di sistemi complessi applicati alla sanità condotti dal Premio Nobel Paul Romer giungono alla conclusione che sia necessario effettuare giornalmente tamponi in misura del 7% della popolazione (con campionamento random).

Il minimo definito dalla Fondazione GIMBE si traduce in circa 750 tamponi al giorno per l’area di Piacenza. Le informazioni centellinate riguardo ai tamponi effettivamente fatti ci dicono che questa quantità, per altro minimale, non è raggiunta. I dati presentati nella conferenza stampa lo confermano.

Crisanti e Piacenza

Il Professor Andrea Crisanti, anche sulla base della felice esperienza nel Veneto, non pone limiti al numero dei tamponi e continua a ripetere di farne tanti.
E tutto ciò rimanda alla domanda chiave: quale è la dimensione della capacità di eseguire tamponi per l’area di Piacenza?

Anche alla luce dell’esperienza di Piacenza si comprende quindi la proposta del professor Crisanti, che, su sollecitazione del Ministero della Sanità, ha elaborato un piano straordinario di sorveglianza attiva che fa perno su due pilastri: un effettivo massiccio aumento della capacità giornaliera di analizzare tamponi, e una distribuzione omogenea sul territorio con capillare diffusione dei tamponi anche avvalendosi di laboratori mobili.

Il massiccio investimento in attrezzature, logistica, e personale e una presenza omogenea in tutte le regioni permetterebbe la realizzazione di un piano omogeneo per tutto il Paese con il superamento delle barriere regionali. E a beneficio degli utenti finali.
Ancora una volta il nodo cruciale a Piacenza è l’organizzazione e non un nuovo ospedale.

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Gabriella Chiesa, Ph.D. in Economics alla London School of Economics, è professore di Monetary and Financial Economics alla Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Ha ricoperto posizioni in diverse università e centri di ricerca italiani ed esteri.
La sua attività di ricerca verte sui mercati finanziari e le loro interazioni con la macroeconomia, i cui risultati sono pubblicati in riviste internazionali di economia e di finanza.

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Luigi Filippini, ha studiato alla London School of Economics e all’Harvard University. È professore di Economia dell’Innovazione e competitività all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
I suoi interessi di ricerca vertono su temi di Industrial Organization e teoria della produzione, i cui principali risultati sono pubblicati in riviste internazionali.

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