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Primo maggio, festa dei lavoratori: cosa resta del “quarto stato”?

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Il quarto stato; Giuseppe Pellizza da Volpedo (1901, olio su tela, 293x545 cm)

Primo maggio, festa del lavoratori: cosa resta del “quarto stato”? «Il lavoro dovrebbe essere l’espressione di una passione, la realizzazione delle proprie capacità, dovrebbe essere giustamente retribuito, sicuro, non pericoloso né precario, dovrebbe essere un orgoglio e una soddisfazione, la certezza di contribuire al bene comune. Non è così, ma la “festa” è comunque occasione di bilancio, analisi, ripensamento». A scrivere queste parole è Bruna Milani su Piacenza Diario, in un articolo ricco di spunti interessanti, che merita di essere letto tutto d’un fiato.

Si parte da Volpedo e dalle celebrazioni dedicate a Giuseppe Pellizza (1868-1907), perché è «il luogo perfetto per la giornata dei lavoratori, perché di Volpedo è l’artista che ha saputo non solo rappresentarli esteriormente, ma ha impresso sulla tela anche il loro stato d’animo, i loro pensieri, la loro volontà», spiega Milani; che poi si chiede: «Come potremmo oggi ritrarre gli ultimi dei lavoratori?». Per conoscere la sua risposta su questo Primo maggio, basta cliccare sull’immagine qui sotto…



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