Piacenza

L’Olimpo del vino piacentino: ecco le migliori bottiglie del 2023

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Fine anno è l’occasione per tirare delle somme anche nel dinamico mondo del vino. La cara Piacenza, un secolo fa protagonista nazionale dal punto di vista vitivinicolo solo per le uve da tavola, oggi può ben dire la sua, grazie a cantine che stanno proponendo alcuni vini interessanti, certificati – se servisse una conferma – anche dalle Guide nazionali.

Spumanti, la vera promessa

“Il piacentino (altra novità) emerge grazie a un Metodo Classico e siamo convinti la spumantistica di qualità possa essere una strada da percorrere per quel territorio”: apre così l’autorevole Guida del Gambero Rosso che poi conferisce l’ambito riconoscimento dei 3 bicchieri (uno dei 498 in tutta Italia) al primo vino di questa mia carrellata. Si tratta de Il Pigro Dosaggio Zero ’20 – Cantine Romagnoli – con un naso di fresche note agrumate, inconfondibile fragranza di crosta di pane e frutti di bosco. All’esame gustativo un’effervescenza ricca e cremosa in un corpo ampio dal finale bello lungo.

Vitae, la guida dell’Associazione Italiana Sommelier, porta alla vetta delle Quattro Viti ben 10 vini piacentini (nessuno purtroppo ha ottenuto invece la rarissima Gemma, assegnata ai vini con i punteggi più elevati). Tra loro, restando sugli spumanti, c’è quello che fu il Tre Bicchieri del Gambero Rosso: Arvange Pas Dose di Cantina Valtidone, 95% Pinot Nero e 5% Chardonnay fermentato in acciaio che sta sui lieviti 48 mesi; è un Metodo Classico dal perlage minuto, con una moltitudine di fragranze, un gusto potente e verticale, secco e sapido. Se ci si vuole sbizzarrire con gli abbinamenti, il suggerimento è risotto con mazzancolle al profumo d’arancia.

Torre Fornello, l’Azienda di Enrico Sgorbati, ottiene il grande risultato di tre vini ai vertici. Per gli spumanti, abbiamo l’Enrico Primo Rosè Pas Dose 2018, il Metodo Classico Pinot Nero in purezza sui lieviti per almeno 44 mesi, dove la freschezza d’assaggio è esaltata da perlage fine e persistente. Il sorso, morbido e sapido quanto basta, porta il panel dei degustatori a proporlo con una tartare di scampi.

Chiudo la carrellata dei Metodo classico con On Attend Les Invites, brut rose 2020, uno dei due vini premiati con l’eccellenza del profilo stilistico e organolettico dell’ottima Cantina Luretta (sita nel castello di Momeliano): solo Pinot nero per un vino dinamico ed equilibrato, la cui potenza ci mostra come delle bollicine possano accompagnare senza timore un carré d’agnello al timo e lardo di Colonnata.

Bianchi e passiti, ormai un classico

Andiamo a Ziano, uno dei comuni più vitati d’Italia, con il Colli Piacentini Chardonnay 2021 della Ferraia: questo vitigno internazionale ci dà un vino fermo dal naso ricchissimo; è caratterizzato dal sorso fresco quanto serve, secco e delicato: con del pesce è straordinario, ma anche con piatti delicati di pollo, “al curry”, suggeriscono i sommelier di Vitae.

Ancora Torre Fornello vede premiato la sua Malvasia di Candia Aromatica ferma. Malvasia Donna Luigia 2020, è la lettura di Sgorbati dal naso straordinario, un sorso che stupisce grazie alla freschezza, alla complessità ed alla lunghezza in bocca per un vino da godersi subito – proviamolo con tortelli burro e salvia – ma che sono certo possa essere “scordato” in cantina anche per un adeguato invecchiamento.

Tra le stelle del 2023 non può certo mancare una grande cantina come La Tosa: premiato il suo Sauvignon 0mbrasenzombra 2022. Questo è un vino che colpisce per la grande espressione delle peculiarità del vitigno valorizzata dal terroir: luminoso, vivace e consistente, dà un sorso brioso ed equilibrato. Torniamo dalla premiata Luretta con un passito: la Malvasia Le Rane 2018 che all’esame visivo si presenta con un manto oro brillante, regale, anticipando la bocca decisamente complessa e raffinata di un vino equilibrato, dove l’importante acidità aiuta la piacevolezza di beva. Formaggi blu, tortelli di Natale fritti (è il periodo), ma anche da meditazione, sono solo alcuni dei modi per godere di questo nettare.

I rossi, la bandiera di Piacenza

Ultimo riconoscimento per Torre Fornello: le Quattro Viti premiano la Bonarda Latitudo 45 del 2009, il cui nome è ispirato dal parallelo che attraversa il vigneto dove si raccolgono le uve per questa ottima bottiglia. Si tenga conto che nell’emisfero nord della Terra le zone storicamente più vocate per la vitivinicultura sono quelle tra il 40º e il 50° parallelo… e noi siamo proprio dove nascono i più grandi vini del mondo: il 45º. Tornando all’etichetta, si tratta di un vino complesso affinato in tonneau: un grande naso con memorie autunnali, torrefazione, ciliegia sotto spirito; da godersi anche, ma non solo, con paste condite da sughi di carne, lasagne, stufato di manzo con patate, selvaggina… fino a scaglie di Parmigiano Reggiano Riserva o di Grana Padano a lunga stagionatura, oltre i 36 mesi.

E come dimenticare il nostro vino-bandiera tra i laureati? È il Gutturnio Riserva Mea Culpa di Enrico Loschi. Di lui colpiscono il naso integerrimo e il palato avvolgente, energico, caldo e morbido, con tannini eleganti e con una decisa persistenza. Chiudiamo il compendio delle eccellenze 2023, passando a Cortina di Alseno (resa celebre dallo straordinario Ristorante Da Giovanni); Il Giorgione 2015 de La Tollara è la strepitosa Bonarda di cui vi ho già detto: un gusto austero e solenne, il tannino levigato e la freschezza che ne sorregge la beva balsamica, lo rendono ideale con del filetto al vino rosso e scalogno.

Per aspera ad astra

Bilancio dunque positivo e di buone prospettive; ma personalmente mi auguro che il potenziale, di terroir e competenze, che ha il Piacentino, porti ancora a più coraggiose ed alte vette nel 2024… convinto che si possa far ricredere i 70 competenti degustatori che nella Vini d’Italia Gambero Rosso ci ricordano che se il nostro territorio è promettente sugli spumanti, “invece stenta sulle tipologie tradizionali”.







Sante Lancerio
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