Moody’s boccia l’Italia. L’agenzia americana ha declassato il rating del nostro debito a un passo dai titoli spazzatura. Per Moody’s dal livello Baa2 è sceso a Baa3, l’ultimo gradino prima di scivolare nella categoria dei titoli di stato considerati investimenti speculativi. “Tutto come previsto”, commentano da Palazzo Chigi, dove si ostenta sicurezza, nonostante l’agenzia di rating parli della “mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita” del Paese.
Deficit sotto accusa
Il declassamento dell’Italia è dovuto al “cambio di strategia di bilancio” con un deficit triennale che sarà ben più alto del previsto. Deficit che servirà a finanziare spese che diventeranno strutturali come il reddito di cittadinanza e che l’agenzia di rating considera “difficili da invertire”. Altro punto dolente, la riforma della legge Fornero. Per Moody’s “nel lungo periodo metterà a rischio la sostenibilità del sistema previdenziale” italiano. E il complesso dei provvedimenti previsti nella manovra “fornirà un impulso alla crescita più limitato di quanto ipotizzato” dall’esecutivo giallo-verde.
Pil e debito pubblico
Secondo Moody’s il Prodotto interno lordo del nostro Paese nel 2019 non crescerà dell’1,5% come previsto dal governo. Dopo un innalzamento iniziale, dovuto agli stimoli provenienti dalla politica fiscale, per l’agenzia di rating il Pil si attesterà all’1%.
Così, in un quadro di bassa crescita e aumento della spesa, il debito pubblico potrebbe rimanere ancorato al 130% del Pil, anche per l’incremento dei tassi d’interesse. Con il rischio che la riduzione del debito prevista dal governo resti solo sulla carta, se non contraddetta da un suo incremento. E un fardello tanto pesante è un innegabile elemento di debolezza. Che per gli analisti di Moody’s rende l’Italia più vulnerabile di fronte a possibili shock provenienti dall’esterno. Come quelli dovuti all’aumento dei costi delle materie prime, petrolio in primis, o alle guerre dei dazi.
Outloock stabile
Sul fronte dell’euro, Moody’s giudica “molto basse” le probabilità di un’uscita dell’Italia dalla moneta unica. Ma queste potrebbero aumentare “se le tensioni tra il governo e le autorità europee dovessero subire un’ulteriore escalation” a causa del mancato rispetto dei vincoli di bilancio contestato da Bruxelles.
Tuttavia, l’outlook sul nostro Paese resta stabile. E questa valutazione neutra è dovuta al fatto che per l’agenzia di rating l’Italia ha anche dei punti di forza indiscutibili. Tra questi, un’economia ampia e diversificata con grandi aziende competitive, a cui si aggiunge un complesso di investimenti internazionali equilibrato. Senza dimenticare l’ingente valore del risparmio delle famiglie italiane.
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