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Logistica a Piacenza: bene il protocollo legalità, ma servono risorse per l’integrazione sociale

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La Prefettura di Piacenza

Logistica: ieri mattina è stato siglato il “Protocollo d’Intesa per la legalità e la qualificazione degli appalti di facchinaggio, logistica e movimentazione merci nei poli logistici della Provincia di Piacenza”. Alla presenza e con la firma del prefetto Daniela Lupo, il protocollo è stato sottoscritto da quasi tutto il mondo politico-istituzionale, imprenditoriale e sindacale.

In Prefettura c’erano i sindaci di Piacenza, Castel San Giovanni, Fiorenzuola, Caorso, Monticelli, Cortemaggiore e Pontenure, assieme ai vertici di Provincia, Regione, Ispettorato del lavoro, Inps e Inail. Poi, Confindustria, Assologistica, Libera Artigiani, Cna, Confcooperative, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil e Ugl, sindacato autonomo.

Dieci anni d’attesa

Che cosa prevede questo protocollo? Prima di tutto è frutto di un lavoro collettivo tra parti datoriali, settore pubblico e sindacati che già da solo sarebbe un risultato apprezzabile. Prevede una mappatura dell’intero settore della logistica, per prevenire le infiltrazioni della criminalità; il controllo anche ispettivo dei contratti d’appalto anche inferiori ai 50mila euro annui; l’aggiornamento delle tariffe minime provinciali per il facchinaggio; azioni di controllo anche sull’autotrasporto e in generale il miglioramento delle condizioni dei lavoratori impiegati nella logistica.

È particolarmente significativo perché l’ultimo accordo risale al 2012 e dunque era atteso da una decina d’anni. Ma soprattutto rappresenta un’importante passo formale: gli amministratori pubblici hanno preso finalmente atto del grave problema che insiste sul nostro territorio, compreso l’assessore regionale allo Sviluppo economico, il piacentino Vincenzo Colla, che collegato da remoto ha plaudito l’iniziativa.

Tutto il peso della logistica

Il problema logistica però resta sotto gli occhi di tutti i piacentini. Non solo lungo la via Emilia enormi capannoni incombono sul nostro paesaggio con il loro grigiore. Ogni insediamento paga al suo Comune somme significative per gli oneri di urbanizzazione, poi ogni anno un’Imu non disprezzabile. Dunque sono visti come una risorsa indispensabile per la quadratura di bilanci sempre molto difficili. Una volta partita la lavorazione magari poi il Comune si accorge (come non immaginarlo prima?) che le strade che collegano gli insediamenti ai caselli autostradali sono percorsi da tir e autocarri sempre più impattanti, con problemi alla circolazione e alla qualità dell’aria.

Lavoro ed emergenza sociale

Allo stesso tempo, inevitabilmente, le società proprietarie degli insediamenti, spesso multinazionali, non intendono procedere a massicce assunzioni: per determinate posizioni, apicali, inviano i loro uomini; il livello intermedio è affidato ad imprese che “affittano” propri dipendenti; mentre la manovalanza, che rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori, quasi tutti extracomunitari, è affidata quasi sempre a cooperative, per loro natura difficilmente controllabili e gestibili.

Ma non basta: oltre alla precarietà del lavoro per migliaia di persone, le stesse sono indotte a farsi raggiungere da mogli, figli, fratelli, magari in cerca a loro volta di lavoro, e spesso dagli anziani genitori. Come abbiamo già sottolineato a suo tempo, la bomba sociale è lì, pronta ad esplodere, con i bassi salari che naturalmente fanno la loro parte.

Niente bacchetta magica

Sarà sufficiente la firma del protocollo sulla legalità? Certo che no. Sia chiaro, nessuno ha la bacchetta magica e men che meno gli amministratori locali che oggi come in passato continuano a fare ponti d’oro alla logistica anche coi limiti posti dal consumo di suolo. D’altra parte è inutile negarlo: complice la fortunata posizione viabilistica di Piacenza coi suoi snodi autostradali, come ben sappiamo la nostra provincia rappresenta uno degli hub più interessanti e non solo a livello nazionale. Comunque il protocollo prevede anche che in base ai loro bilanci, i Comuni coinvolti potranno valutare l’approntamento di nuovi spazi di socialità e il miglioramento delle esigenze abitative per i lavoratori della logistica.

Le domande chiave

E allora facciamo un passo indietro e andiamo alla sostanza di queste esigenze. Lo scorso 27 maggio la Filt Cgil aveva incontrato i candidati  alle Amministrative di Piacenza, rivolgendo loro domande che erano altrettanti macigni, sul fronte dei lavoratori della logistica. Le riassumiamo per sommi capi: problema casa; servizi all’infanzia e alle famiglie; problema trasporti e parcheggi; aree dedicate all’igiene e al riposo degli autotrasportatori; dignità del lavoro; e, alla fine, il problema dei problemi, l’integrazione.

Insomma, la Filt Cgil ha inquadrato tutti i problemi che oggi restano drammaticamente sottoposti ai nostri amministratori. È possibile continuare ad accogliere una tale massa di immigrati (i piacentini sono una netta minoranza) senza preoccuparsi degli alloggi, degli asili nido, dei corsi di lingua italiana o dei trasporti? 

Risorse per l’integrazione

Diciamola tutta senza farci illusioni: sono investimenti che i singoli Comuni difficilmente potranno sostenere nel loro complesso, se non saranno inquadrati in un contesto più ampio; e cioè con il coinvolgimento finanziario di Stato, Regione, Provincia e anche dei privati che guadagnano con la logistica.

È urgente però affrontare l’insieme di tutti questi interventi. Certo, forse non risolverebbe d’incanto tutti i problemi, ma ci consentirebbe di avviare un processo d’integrazione coordinato e tanto più indispensabile più passa il tempo. Quello del 20 ottobre è senz’altro un primo, ottimo passo. Al quale dovranno seguire tutti gli altri. Ne va del benessere e della sicurezza di noi tutti, nessuno escluso.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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