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Cannabis legale: i nodi da sciogliere sul referendum

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Referendum sulla cannabis legale: è notizia di ieri il raggiungimento delle 500mila firme in una settimana dalla sua presentazione. È vero che sono firme online e che perciò si può firmare senza uscire di casa, grazie alla piattaforma Spid. Però a questo punto ci sembra opportuno saperne di più.

Cannabis legale: il quesito

Il referendum è promosso dalle Associazioni Luca Coscioni; Meglio Legale; Forum Droghe; Società della Ragione; Antigone e dai partiti +Europa, Sinistra Italiana, Possibile (il partito di Civati) e Radicali italiani. La somma dei sondaggi dei partiti promotori non arriva al 2%, calcolando all’1,7 +Europa della Bonino. Di conseguenza ci troviamo di fronte ad una risposta variegata che raccoglie simpatie anche in altri ambiti. Ma vediamo nel dettaglio il quesito:

  • abolizione dell’articolo 73, comma 1, del DPR del 9 ottobre 1990, n.309, limitatamente all’inciso “coltiva”; L’articolo 73, nel testo vigente, colpisce con la pena da 6 a 20 anni chiunque “coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope”. Di conseguenza, tutte le altre attività delittuose resterebbero punite;
     
  • ancora abolizione dell’articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; Il comma 4 dell’articolo 73 prevede un’ipotesi più lieve: chiunque commercializza, produce ecc. sostanze “medicinali” ha diritto ad uno sconto di pena: da 6 a 20 anni diventano da due a sei. La proposta referendaria prevede la non punibilità di questa circostanza, che riguarda per la maggior parte dei casi la cannabis ma che potrebbe, in astratto, riguardare anche l’oppio e i funghi allucinogeni che sono sempre “coltivati”.
  • abolizione dell’articolo 75, limitatamente alle parole “sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni”; La sospensione della patente è demandata al Prefetto che può appunto sospenderla per un periodo di tempo a sua discrezione a chiunque sia sorpreso anche con quantitativi minimi di stupefacente per uso personale. Viene usata con molta parsimonia e, spesso, non al primo episodio. È una sorta di “totò sulla manina” che usa lo Stato per indurci a non proseguire su una cattiva strada. Dei tre quesiti è comunque il meno invasivo, perché non autorizza – com’è ovvio – a guidare sotto l’effetto degli stupefacenti, che resta proibitissimo (e sanzionato).
Le conseguenze

Siamo facili profeti se immaginiamo che questo referendum, per come è partito, registrerà un boom di partecipazioni (se la Corte Costituzionale lo ammette, dovrebbe svolgersi nella primavera del 2022) e un risultato positivo quasi unanime.
Certamente vedrà gli strali della Chiesa. Già ieri Avvenire, il quotidiano della Cei, titolava: “Perché legalizzare la cannabis non fermerebbe la criminalità”. Come vedrà schierarsi contro la Meloni e Salvini. Vedremo come si schiereranno tutti gli altri, soprattutto Pd e 5 Stelle, che muovono una notevole fetta di elettorato. Ma crediamo che la mobilitazione sarà trasversale e, com’era accaduto coi referendum sul divorzio e sull’aborto, travolgerà i tradizionali schieramenti.

I problemi interpretativi

Certamente i promotori, chiedendo l’abolizione del reato di “coltivazione” della cannabis, avevano in mente l’orto di casa, il terrazzo, la serra domestica. Cioè quella piccola quantità necessaria e sufficiente per uso personale o terapeutico. In tal senso è stata da poco approvata (ma non è ancora in vigore) dalla Commissione giustizia di Montecitorio una legge che consente la coltivazione di un massimo di 4 piantine.

Tuttavia l’abolizione tout court del verbo “coltiva” potrebbe indurre agricoltori disinvolti a seminare intere piantagioni di cannabis, senza dubbio più redditizie di mais o pomodoro.

Altro problema: eliminare completamente la pena per qualunque coltivazione di sostanze stupefacenti sarà davvero la strada giusta?

Lo scopo dei promotori è senz’altro lodevole: tagliare le gambe alla criminalità organizzata che sfrutta lo spaccio ricavandone facili guadagni. Ma la strada per la completa liberalizzazione, forse, non sarà così agevole come si aspettano Marco Cappato e Emma Bonino.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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