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Alberoni: le donne e il potere, vi spiego perché vinceranno anche a Piacenza

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Francesco Alberoni è in gran forma. Al telefono la voce è squillante e il suo pensiero corre veloce, tanto che si fatica a stargli dietro. Abbiamo chiamato il grande sociologo piacentino, che compirà 91 anni il prossimo 31 dicembre, per chiedergli come la pensa sul potere al femminile. Un fenomeno che vede sempre più donne in ruoli di primo piano e in tutti i campi. Partendo in particolare dal caso della nostra città, che abbiamo raccontato in un articolo dei giorni scorsi.

Professor Alberoni, c’è davvero questa crescita del potere femminile che abbiamo riscontrato in modo importante anche a Piacenza?
“Guardi, non ho elementi per dire che quanto stia succedendo a Piacenza rappresenti un unicum rispetto ad altre realtà. Posso dire però che questo fenomeno è enorme e ormai universale. A parte forse nei Paesi più arretrati, per quanto riguarda l’Occidente la crescita del potere delle donne è un fenomeno chiarissimo. Prima occupavano i settori secondari; quando arrivavano loro, era perché avevano perso importanza. Oggi invece non è più così. Ci sono settori molto importanti che vengono occupati dalle donne”.

Per esempio?
“Pensi solo alla magistratura, dove credo che ormai siano più le donne degli uomini. E pensi anche al campo della politica e della finanza: a guidare la Banca centrale europea abbiamo la francese Christine Lagarde, che viene dalla presidenza del Fondo monetario internazionale. Il politico più influente d’Europa è la cancelliera tedesca Angela Merkel; e la sua allieva, Ursula von der Leyen, presiede la Commissione europea. Tutte figure dominanti nel vecchio continente. Ma che non vediamo né in Russia né in Cina”.

Perché non ci sono donne in primo piano in quei Paesi?
“Tutto sommato, al di là della grande uguaglianza tra i sessi che professano, rimangono regimi fondamentalmente maschilisti, come del resto accade anche in India. Lì è Modi che comanda, come Putin in Russia e Xi Jinping in Cina. Mentre invece potremmo avere tranquillamente un presidente americano donna. Poteva essere già Hillary Clinton se non avesse commesso alcuni errori”.

E oggi abbiamo per la prima volta nella storia una vicepresidente come Kamala Harris.
“Certo, diciamo che sta succedendo qualcosa che ci racconta Pareto nella sua teoria delle élite”.

Ci spieghi, Professore…
“Il ricambio delle élite, avviene quando a un certo punto ci sono delle modalità di vita che richiedono alcune nuove qualità. Nel Medioevo il potere era in mano a chi aveva forza fisica e abilità belliche. Era il guerriero quello che dominava la società. A quell’epoca le donne vengono cantate nei poemi cavallereschi come amanti, maghe e così via, ma è l’uomo il protagonista”.

E poi?
“Le cose cominciano a cambiare con il diffondersi delle armi da fuoco, però in modo modesto. E fino alla Prima guerra mondiale sono ancora tutti maschi quelli che vanno al fronte. Già nella Seconda guerra mondiale però le cose cominciano a cambiare. L’ausilio nella lotta delle donne, e lo si vede nella Resistenza, diventa altissimo. Finito il ruolo cruciale della guerra, che cosa diventa più importante? L’intelligenza e la genialità espresse nell’insieme delle arti diplomatiche. E qui non mi dica che ha più arti diplomatiche un maschio di una femmina”.

Da dove origina questa predisposizione?
“La donna da secoli è abituata all’autocontrollo, alla mediazione. Magari non sarà una grande oratrice, ma ha una grande capacità di convincimento. E in una società che da guerriera è divenuta pacifica, la gestione delle relazioni diventa fondamentale. Ecco allora che la donna comincia ad emergere con le sue qualità. E in alcuni casi prevale sull’uomo, sempre che quel settore le interessi. Per esempio, venendo all’attualità, in questo momento mi pare che sul web siano ancora in vantaggio i maschi”.

Come mai, alle donne è un settore che non interessa?
“Diciamo che in questa fase è ancora un campo molto aggressivo, competitivo, più conforme alle caratteristiche del maschio. Sul web si combatte senza esclusione di colpi. E per secoli, non dimentichiamolo, l’uomo è stato un combattente”.

Anche se le influencer di successo sono tutte donne…
“Vero, ma io sto parlando di un altro livello della competizione: penso a Jeff Bezos e a Mark Zuckerberg; o allargando il campo anche al passato, a geni dell’informatica come Bill Gates e Steve Jobs. Questo naturalmente non vuol dire che non ci siano altri settori nel mondo delle imprese dove le donne possano diventare prevalenti, sempre che non lo siano già, come ad esempio nel campo della moda, da Coco Chanel in poi. Ma ce ne sono anche altri”.

A quali sta pensando?
“Prima parlavo della magistratura. Se allarghiamo il ragionamento al campo legale nel suo complesso, e soprattutto ai settori legati alla famiglia, con separazioni, divorzi, affidamenti, dove non basta il burocrate, e si richiede sensibilità, intuito, ecco che la donna può diventare dominante e la diventerà. Ma in generale, con le sue capacità relazionali nulla le è precluso. Perché anche nell’impresa le relazioni umane sono la chiave di tutto. E se qualcuno s’immagina che i problemi li risolva un algoritmo si sbaglia di grosso, direi semplicemente che è un cretino”.

Passiamo al rapporto di coppia, prima c’era una donna al fianco di un uomo, adesso spesso è il contrario…
“Il patriarcato è morto, ma non c’è un matriarcato. E oggi viviamo nel caos, perché non si è ancora affermato un modello sostitutivo. L’ho spiegato in un bel libro che ho scritto con Cristina Cattaneo, intitolato L’universo amoroso, che inizia proprio con la descrizione di questa situazione, dove si vivono ancora cambiamenti e oscillazioni in uno stato di marasma”.

Questo è causato dall’emergere della figura femminile nel campo del lavoro? Nel rapporto di coppia cosa succede se c’è una donna in carriera?
“Lascerei perdere la donna in carriera, che di certo non ha difficoltà economiche, perché molti problemi nascono da lì. Nella coppia si verificano quando una donna deve lavorare come il marito, e per pochi soldi accetta magari un lavoro impiegatizio per tirare avanti. In questa situazione diventa difficile crescere dei figli in base alle esigenze del mondo moderno. Farli studiare, mandarli all’estero, portarli a una laurea che gli consenta di entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale. E quindi anche una coppia affiatata che desidera avere dei figli è in difficoltà. La donna in carriera invece si può permettere di averli e ha tutte le risorse per pagare i collaboratori che le servono per crescerli. La presidente von der Leyen, per esempio, credo che abbia cinque figli, secondo lei perché? Il problema è delle donne meno abbienti, penso alle tante pendolari, che si alzano all’alba, fanno una vita molto faticosa e non si possono permettere di avere figli. Speriamo che adesso con lo smart working le cose cambino, se no sarà un disastro”.

Immagino stia pensando al problema demografico.
“Proprio così. Dobbiamo aiutare le donne ad avere figli, ad essere madri. Dobbiamo svecchiare i rapporti di lavoro, dagli orari ai giorni di impegno, che possono essere spalmati lungo tutta la settimana, sette giorni su sette. Bisogna ripensare radicalmente il modello attuale per crearne un altro che le aiuti e le valorizzi. Insomma, servono soprattutto più elasticità e più supporti economici per sostenere le donne che lavorano”.

Ancora una domanda, Professor Alberoni: che rapporto ha con Piacenza?
“Mi sento piacentino eccome, ma frequento Piacenza meno spesso di un tempo, quando all’incirca una volta al mese venivo per stare con mia sorella Elisabetta, a cui ero molto legato, e che purtroppo è mancata due anni fa. Sento gli amici dell’Associazione del Liceo Respighi, dove mi sono diplomato. Mio figlio Paolo vive nella mia casa di Castell’Arquato che adesso è sua. Mia figlia Francesca invece ha una casa a San Giorgio Piacentino. Poi ho altri parenti, e quindi con Piacenza ho ancora legami molto forti”.

E delle Piacentine cosa pensa? Che donne sono?
“Anche ai miei tempi c’erano donne belle, simpatiche e spigliate, dove le differenze sociali contavano poco. Le assicuro, delle Piacentine ho davvero bei ricordi”.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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