Salvini è furioso e sbatte la porta in faccia a Berlusconi. Sospesi tutti gli incontri. L’ira del segretario della Lega è stata provocata dal voto contrario di Forza Italia all’iter veloce per la legge Molteni. Tutto vero o c’è dell’altro? Per capirlo partiamo dalla bocciatura dei senatori forzisti in commissione Giustizia.
Salvini e il casus belli
La proposta di legge, presentata dal deputato leghista Nicola Molteni, esclude il rito abbreviato per i seguenti reati:
- strage;
- omicidio in occasione della commissione di delitti di maltrattamenti in famiglia;
- atti persecutori;
- sfruttamento sessuale dei minori, violenza sessuale semplice e di gruppo e atti sessuali con minorenne;
- omicidio commesso contro l’ascendente o il discendente; premeditato; per motivi abbietti o futili o commesso con sevizie o con crudeltà verso le persone;
- tratta di persone e acquisto e alienazione di schiavi;
- sequestro di persona a scopo di terrorismo o eversione;
- sequestro di minore o di persona a scopo di estorsione cui consegua la morte dell’ostaggio.
Quindi, in tutti questi casi, non si potrebbe più applicare al colpevole uno sconto di un terzo della pena. Principio sacrosanto per i leghisti, molto meno – a quanto pare – per i forzisti.
Salvini: volano gli stracci
Così nel centrodestra volano gli stracci. Il Salvini – furioso promette di disertare tutti i prossimi appuntamenti con l’ex cavaliere. Secondo lui è colpevole “dell’incredibile scelta di Forza Italia di proteggere stupratori e assassini”. Berlusconi minimizza. “I capricci del leader della Lega sono sopravvalutati. Salvini quando si siede ad un tavolo è una persona ragionevole, con lui governeremo insieme in modo serio”.
Ma allora, cosa si nasconde dietro a tutto questo? Per prima cosa la presenza di due galli nel pollaio. Poi l’accordo su chi sarà il leader del centrodestra e cioè chi dei due avrà preso più voti. Infine, l’evidente insofferenza reciproca, personale, tra Salvini e Berlusconi.
Più diversi non si può
Il primo, quarantenne rampantissimo, duro e puro, ha fatto una pulizia rigorosa e dolorosa nel suo partito. Come? Mettendo la sordina non solo all’ex padre-padrone Umberto Bossi ma anche ai vari Calderoli e Borghezio. Ora Salvini ha a sua disposizione un partito-caserma. Nessuno discute il leader, che va avanti a testa bassa per cercare lo sfondamento in tutt’Italia. Senza nulla concedere in termini di clientela. E con il suo giustizialismo un po’ guascone comunque non abbassa la guardia verso la criminalità.
Il secondo è un ultraottantenne che più di un partito guida una compagine personalistica, basata su una galassia di piccoli ras. Come nell’epoca feudale, vedono nel “Capo” una figura mitica ma lontana dai giochi. Infatti Berlusconi si è difeso dalle bordate salviniane dicendo che non c’entra nulla con l’imboscata perpetrata ai danni della Molteni: “Io non controllo i miei gruppi parlamentari”. Al contrario di Salvini, il cui controllo invece è ferreo.
Salvini: sondaggi contro
Il segretario leghista sa però che se vuol prevalere – e i sondaggi sono contro di lui, perché FI vola e la Lega no – da qui alla fine della campagna elettorale dovrà gridare sempre più forte. Al contrario di Berlusconi, non ha né giornali né tv. E perciò lo vedremo sempre più spesso sopra le righe. Ma solo per non essere fagocitato dalla melassa berlusconiana.
Palazzo Chigi e il “Sandra e Raimondo show”
E poi, una volta raggiunta la maggioranza dei seggi parlamentari, come ogni giorno che passa sembra più possibile? Innanzitutto assisteremo a uno strano balletto. Berlusconi non potrà essere il premier: in attesa della sentenza di Strasburgo, glielo impedisce la legge Severino. Ma a nessun costo vorrà essere sostituito da Salvini. E così, anche in caso di vittoria del centrodestra, nessuno dei due salirà a palazzo Chigi.
E allora chi? Gallitelli, il generale dei carabinieri evocato da Berlusconi? Tajani da Strasburgo o Zaia dal Veneto? Certamente, anche se accetterà di non diventare presidente del Consiglio, Salvini vorrà dire la sua sul futuro premier.
Insomma, nelle prossime settimane ne vedremo delle belle. Ma tranquilli, dopo le risse giornaliere, i due nuovi “Sandra e Raimondo” troveranno sempre la quadra per stare insieme. Secondo l’antica regola andreottiana, che “il potere logora chi non ce l’ha”.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.