Partito democratico: Palermo, lunedì 6 novembre 2017. Immaginiamo il Pd dopo le elezioni siciliane. E se nell’isola i dem affondassero in terza posizione, tra il 12 e il 15% (con la sinistra di Fava attorno al 10%), dopo Musumeci (Berlusconi, Salvini e Meloni) vincitore con un robusto 40% e il Movimento 5 Stelle attestato sul 30%? Non è fantapolitica. Sono i dati degli ultimi sondaggi sui risultati siciliani. E giorno dopo giorno questo quadro diventa sempre più probabile.
Renzi, di sconfitta in sconfitta
Un crollo rispetto alle ultime elezioni? Neanche tanto. Nel 2012 in Sicilia il Partito democratico aveva ottenuto un misero 13,42%. Però, sommato al risultato dell’alleato Udc (10,84%) e della lista Crocetta Presidente (6,17%) diventava quel 30,43% che ha consentito al centrosinistra di governare l’isola per 5 anni.
Ma di fatto sarebbe l’ennesima sconfitta consecutiva di Matteo Renzi. Il segretario non ha evitato la dolorosa scissione dell’ala bersaniana. E l’uscita a sorpresa dal Pd del presidente del Senato Pietro Grasso, potrebbe rivelarsi gravida di conseguenze più pesanti del previsto. Oggi, i colonnelli del Pd fanno fronte comune col segretario. Il guardasigilli Orlando dichiara la sua eterna fedeltà a Renzi (“Non ci sarà un nuovo Midas”, facendo riferimento al colpo di mano del 1976 col quale Bettino Craxi scalzava il segretario del Psi De Martino). Mentre Franceschini ed Emiliano restano in silenzio. Ma il 6 novembre?
Partito democratico: il rebus delle liste
Con il risultato della Sicilia sul tavolo, probabilmente cambierà tutto. E il principale motivo di contrasto tra Renzi e il resto del Pd sarà la composizione delle liste per le elezioni politiche. Secondo i bene informati, Renzi vorrebbe almeno il 51% di fedelissimi nelle liste. E col previsto calo dei seggi in base al Rosatellum bis, le truppe cammellate del Pd potrebbero iniziare a contestare. Chi starà fuori? E chi verrà candidato nei collegi uninominali del Nord, che, secondo le previsioni dei sondaggisti, sarebbero off limits per il Pd? Se Renzi comincia a blindare i vari Lotti, Boschi, Richetti, Minniti, Pinotti, Martina, Del Rio, Orfini, i posti per i candidati di Orlando, Franceschini ed Emiliano comincerebbero a scarseggiare.
Grasso, un leader a sinistra
Se poi, come pare probabile, gli scissionisti di Articolo 1 candidassero a leader Pietro Grasso, proponendo liste con altri nomi di peso (Bersani, D’Attorre, Zoggia, Speranza) e magari ottenessero l’appoggio della Bonino e degli esponenti dell’estrema sinistra, la situazione si aggraverebbe. In fin dei conti, la minoranza interna del Pd potrebbe spingere per un accordo di coalizione, anche alla luce dei risultati siciliani. Ma un’eventuale rassemblement del Partito democratico con questa nuova formazione potrebbe avere Renzi come punta di diamante? Ipotesi difficile da realizzare. Renzi, per dirla con Pisapia, a sinistra continua ad essere visto come divisivo e non inclusivo.
Partito democratico: Gentiloni vola
Tra l’altro il tour ferroviario-elettorale del Leader Maximo del Partito democratico si sta rivelando tutto il contrario di una passeggiata di salute. In molte stazioni Renzi è stato contestato e insultato. Tanto che da qualche giorno sono sparite le future destinazioni del segretario. In più, e neppure questo è un dato confortante per Renzi, Gentiloni vola nei sondaggi. E lo batte sonoramente. Il presidente del Consiglio piace al 39% degli Italiani contro il 27% di Matteo Renzi. Il segretario Pd risulta meno gradito anche del grillino Di Maio, che si attesta sul 32%. E quindi la tempesta che inizierà il 6 novembre incombe sempre più cupa.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.